Il malato immaginario nella splendida interpretazione di Alberto Sordi |
Trama
Argante, credendo di aver poco tempo da vivere cerca di dare in sposa la figlia Angelica al figlio di un noto medico, assicurandosi in questo modo cure gratis. Non tiene in considerazione, però, che la figlia è già innamorata di Cleante. In tutta questa faccenda interviene spesso Tonietta, la governante, e sarà proprio grazie alle sue divertenti provocazioni e strategie e all’intervento del fratello di Argante che la storia si concluderà nel migliore dei modi. Argante, per fortuna è in perfetta salute nonostante si ostini a credersi malato, questo permette alla commedia sia il gioco comico dei medici che fra purghe e pastiglie non perdono occasione di spillar quattrini, sia quello della moglie sdolcinata, che spera nel testamento con l’aiuto dell’amico notaio. Persino la figlia minore, Luigina, diventa un pretesto di inventiva comicità dell’autore soprattutto nella scena in cui per calmare l’ira del padre Argante si finge, prima improvvisamente morta e subito dopo è di nuovo in piedi saltellante. Dopo tutto questo trambusto, il nostro Immaginario ne uscirà forse un po’ meno malato e certamente più saggio quando capirà chi gli vuole veramente bene e chi vuole solo approfittare di lui. Una commedia divertente che nonostante gli anni, ha dei contenuti ancora attualissimi. La figura dei medici è particolarmente criticata, in particolare nei dialoghi tra Argante e il fratello che cerca di fargli capire che essi “sanno parlare bene il latino, il nome greco di tutte le malattie, le definiscono e le classificano, ma in quanto a guarirle… è proprio quello che non sanno”.
Note di regia
Dopo un’attenta analisi del profilo psicologico e del legame esistente tra tutti i personaggi e Argante protagonista, abbiamo percorso la strada della naturale espressione della gestualità e vocalità, e così pure valorizzando le grottesche figure dei medici, note come aspetto divertente e pungente del tema predominante della famosa commedia francese. Abbiamo altresì abbandonato l’ambientazione seicentesca non volendo appositamente dare un preciso periodo storico, accostando il più possibile gli impulsi emozionali ad una contemporaneità senza tempo, ricercando nel bagaglio di ogni attore “un fatto”, “una situazione” realmente accaduta e vicina al profilo interpretativo. Tutto si svolge in continuo movimento di sali-scendi tra pedane, scale, scivoli e sgabelli, purghe, medicine e tanto gioco tra finzione e realtà.
di Carla Totola
Maggiori informazioni: Il malato immaginario - Compagnia Giorgio Totola
In scena al Teatro Camploy di Verona
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